Scrive Laura Bonelli: E’ una solitudine “attiva” quella suggerita dal drammaturgo August Strindberg nel racconto Solo, riproposto da Carbonio Editore con la traduzione di Franco Perrelli.
La solitudine in questo testo non ha una connotazione negativa, sembra un percorso necessario per comprendersi… Provando a fare un ipotetico salto temporale, riesce a pensare cosa avrebbe detto Strindberg sull’ isolamento causato dalla pandemia?
«Sì, questo romanzo, Solo, è stato riattualizzato anche dalla pandemia e, tutto sommato, può aiutare ad affrontare i rigori dell’isolamento. Non insegna, in fondo, a confidare nelle nostre talora insospettate risorse soggettive, nella nostra infinita capacità d’introspezione, a considerare la solitudine come un momento necessario ed arricchente, al di là della durezza delle condizioni che può imporre?…»
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