La spiccata potenza allucinatoria dell’opera evoca tutti i fantasmi presenti nella mente del suo autore; la visione apocalittica, ad esempio, derivava dalla percezione che Flaubert aveva della fine del sentimento religioso, del senso del sacro soppiantati dal dilagare del credo positivista.
Lungi dall’esserlo Madame Bovary, verso la quale, anzi provava insofferenza, l’intimità vera Flaubert la intesse col personaggio storico del santo (“Quando scrivo Madame Bovary, mi trovo a casa del mio vicino, quando scrivo La tentazione di sant’Antonio, mi trovo a casa mia“), è Antonio il suo autentico alterego”.
Intervista a cura di Livio Partiti da ascoltare cliccando qui