Scrive Mattia Mantovani: «Solo sviluppa in chiave narrativa l’idea della solitudine come condanna autoimposta e possibile salvezza, e si muove sul filo sottilissimo che unisce ma nello stesso tempo tiene distinti il materiale documentario e la rielaborazione fantastica. Si tratta di un testo, già curato nel lontano 1983 da Franco Perrelli, che l’editoria italiana ha colpevolmente negletto per quasi quarant’anni. Ma adesso, in tempi di isolamento più o meno autoimposto, è davvero tempo di riscoprirlo nella nuova traduzione curata dallo stesso Perrelli.»
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Articolo pubblicato sabato 20 marzo 2021 anche sulle edizioni de La Provincia di Lecco e di Sondrio