«C’è tutto Strindberg, in queste poche pagine: il rapporto di amore – odio con la natia Stoccolma, così vivida e pulsante di contraddizioni, con la sua luce chiarissima nelle serate estive, e la sua cupezza invernale; gli interni di vita quotidiana, a volte disegnati nella propria esistenza, altre volte rubati dalle finestre altrui; l’insofferenza per il conformismo borghese, da cui sempre ha cercato di liberarsi; gli squarci di poesia, che vivono prima nella fantasia dell’autore, e poi rimangono sulla pagina, come incastonati in un tessuto narrativo che li sostiene e si nutre di essi; il sarcasmo e la dolcezza di un’esistenza immersa nell’Anima Mundi, alla continua ricerca di un’unità negata.
Nel vedovo protagonista di Solo, quindi, si riflettono non solo il suo creatore, ma anche tutti noi, e possiamo riflettere, insieme, giungendo alla conclusione che forse, facendo un vuoto consapevole ed equilibrato attorno a noi, rifuggendo da quella che vent’anni prima Pirandello aveva definito, in perfetta consonanza con lui, “un’enorme pupazzata, senza nesso, senza spiegazione mai”, potremo provare ‘”il piacere immenso di ascoltare il silenzio e di sentire le nuove voci che in esso si possono udire.”»
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