Alessandra Pigliaru, giornalista e critica letteraria del quotidiano “il manifesto”, intervista Jill Dawson a proposito di UN INUTILE DELITTO

«La classe regola molti comportamenti in questo romanzo. Quando facevo la tata non ero ancora abbastanza allenata sull’argomento. Al tempo, si presumeva che prendersi cura dei bambini non prevedesse una grande abilità e che tutte le ragazze della classe operaia sarebbero state capaci di farlo “naturalmente”, con semplicità perché erano donne. Prendersi cura dei bambini è sempre stato visto come un lavoro di basso livello da un lato; dallaltro, romantico e paradossalmente elevato a una vocazione quasi spirituale. […] la differenza di classe permea ogni aspetto della vita britannica, allora come adesso, e non sono sicura che molto sia mutato soprattutto in relazione alla violenza contro le donne. […] Scrivo per mostrare ciò che ho trovato, non necessariamente quello che stavo cercando. Adoro il processo di scoperta e indagine e amo essere sorpresa. Le stesse ragioni per cui leggiamo, ne sono certa: sentirci connessi, sapere che gli altri sentono e soffrono, si innamorano, avvertendosi viventi. Dobbiamo capire anche la nostra stessa mortalità, forse è questa la parte più difficile per tutti.»

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