Scrive Luisa Debenetti: “Un thriller impossibile da scrollarsi di dosso.
E’ raro leggere di un serial killer femminile, soprattutto se chi scrive è una donna che fa della sensualità e della lussuria le forze trainanti del suo romanzo e, ricordando Simone de Beauvoir, è limitativo in questo caso parlare di “eterosessualità” e “omosessualità”, Pashley vuole trasmettere un’idea di sessualità fluida, non ritiene di stigmatizzare le cose in una definizione o nell’altra.
Attraverso una prosa dura, esplicita e senza veli, emerge un sentimento di trascendenza: è possibile trascendere una relazione che ti danneggia, si può amare qualcuno che ha il potenziale per ucciderti, quelle cose non si escludono a vicenda. Il lettore si trova di fronte a relazioni che sono più complicate di quelle tra abusatore e abusato, non c’è la distinzione netta tra bianco e nero, c’è complicità da entrambe le parti.”