LA CITTÀ CONDANNATA recensito su “Est/ranei”

IL RIFLESSO SENZIENTE: I FRATELLI STRUGACKIJ E l’INDAGINE SUL CAOS

di Sara Treviglio

«Noi lettori veniamo fatti accomodare su di un palco da cui si gode di una vista privilegiata, salvo accorgersi molto presto che questa condizione di privilegio è tutt’altro che fortunata, e costituisce in realtà uno degli elementi più orrorifici del romanzo. Nella costruzione di questo teatro d’ombre gli Strugackij insinuano un elemento perturbante, quasi hoffmaniano, che mette in discussione l’affidabilità dei sensi. […]
La lettura de La città condannata si dischiude in un cammino tra le rovine del tempo, in cui le epoche passate e future approdano su una riva come relitti trascinati dalle correnti marine. In modo analogo viaggia la nostra esistenza e quella dei personaggi che, approdati nella Città da epoche e luoghi diversi nei modi più disparati – per volontà propria, per caso o catturati – si sottopongono a un esperimento il cui fine è sconosciuto. Esattamente come nel dipinto di Rerich, che dà anche il titolo al romanzo, la Città e l’ambiente circostante sono pervasi di un silenzio oscuro, oracolare. Il sole è una luce pallida, singhiozzante, la notte è buia a tal punto da portare gli abitanti a sospettare di trovarsi su un altro pianeta. […] se all’inizio il protagonista Voronin interpreta l’ordine imposto dagli organi come realizzazione perfetta dell’utopia comunista, finisce per rendersi conto ben presto della brutalità dell’ideologia totalitarista. Per questo motivo decide di proseguire il suo cammino insieme al compago Izja e non tornare alla Città, ponendosi un nuovo scopo, quello di arrivare al punto zero. […] Gli abitanti della Città hanno già vissuto diverse vite, assumono ruoli sempre nuovi e provengono da epoche diverse. Nonostante ciò, tutte le età del mondo non sembrano abbastanza per afferrare il senso del vissuto umano. I personaggi tentano di perforare il velo della realtà, ma molti si perdono, storditi dallo scandito e cupo respiro della Città. Chi si spinge oltre sa di farlo a vuoto, ma, nonostante ciò, il desiderio di raggiungere il punto zero vince sull’apparente insensatezza dell’esperimento

Chiunque voglia conoscere l’opera dei fratelli Arkadij e Boris Strugackij e La città condannata non può non leggere questa recensione, imprescindibile per pregnanza d’analisi, profondità di contestualizzazione, puntualità di richiami e suggestioni.

Da leggere cliccando qui

 

 

 

 

 

Condividi