Un sorprendente libro in bilico tra romanzo di formazione e distopia, con una protagonista originale e inaspettata, così Erika Zini sul romanzo di Jenni Fagan.
La scrittrice scozzese parla dell’idea alla base del suo potente esordio narrativo: “Tutte le strutture sociali sono progettate per perpetuare l’idea di ‘sé’ e dell’‘altro’. Il sé crede sempre di essere moralmente superiore, accettabile, ordinario. Il sé crea le condizioni attraverso le quali l’altro esiste. Il sé poi scarica tutti i suoi attributi negativi sull’altro.
L’altro è lo specchio del ‘sé’ che così può mostrare ciò che ha fatto. Il sé non considera mai questa cosa, continua semplicemente a considerare ‘altro’ tutto il resto – nel tentativo di sentirsi meglio e mantenere la superiorità sociale e finanziaria. Non vuole davvero guardare sé stesso. Non si interroga sinceramente su quale sia il vero risultato delle strutture sociali che abbiamo ereditato per l’umanità, gli individui, i gruppi sociali e il pianeta”.