R.: Penso che sia proprio questo il punto. Camille non ha nessuna vera strategia, ma cerca comunque di seguire un proprio percorso – per quanto sia il percorso e non lei il più forte dei due. Insegue segni, coincidenze, piccoli dettagli e momenti di vita che contribuiscono a foggiare l’immaginario di cui si nutre – e al quale non richiede chissà quali dimostrazioni. Sai cosa, se solo uno rinunciasse a postare la propria vita dappertutto, si accorgerebbe di averne una molto più reale e interessante (interessante almeno per sé stesso, intendo). Nel mondo di oggi tutto è potenzialmente marketing, e l’identità non fa eccezione. A Camille invece non interessa che la sua identità abbia una dimensione pubblica, e questo le permette di muoversi in una maniera completamente opposta cercando di essere lei stessa l’unico pubblico per il quale la sua vita va in scena, senza preoccuparsi di condividerla con degli estranei.
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