«Il racconto si legge d’un fiato per la straordinaria capacità di Selge di rievocare l’atmosfera, ancora abbastanza soffocante, della società tedesca dei primi anni Sessanta. Il testo costituisce un documento eloquente per comprendere la realtà quotidiana della Germania di quel tempo che si riverbera fino ad oggi. […] Inquietante è questo straordinario lavoro di rivisitazione attenta dell’infanzia e dell’adolescenza compiuto con eccezionale accuratezza da Selge ormai settantenne dopo una vita intensa di viaggi e di lavoro come attore affermato che a un certo punto avverte la necessità di fare i conti con il passato. È un’esperienza dolorosa per un tedesco (ma anche per un italiano): il lungo viaggio nell’inferno della memoria risuscita fantasmi, spettri, inconfessate colpe e inammissibili connivenze.»
Marino Freschi, Doppiozero del 14 luglio 2024. Da leggere cliccando qui