Scrive Gabriele Ottaviani sul romanzo dei fratelli Strugackij: “distopico, elegante, raffinato, caleidoscopico, un vero e proprio, con buona pace di chi sostiene che la prossima definizione sia ormai una mera iperbole svuotata di senso, capolavoro della seconda metà del ventesimo secolo che travalica i generi e che amalgama con maestria la filosofia alla fantascienza, che del resto è già di per sé una sperimentazione delle potenzialità del pensiero […] e dell’azione.”