Ci sono eccellenti cose che sono vecchissime e intanto resistono senza cambiamento. La tavola pitagorica è ottima, pur ritenendo (?) che l’abbia inventata Pitagora; la Regula de Tribus tiene bene, anche se gli antichi Indù l’hanno scoperta per distinguere cause ed effetti; la geometria di Euclide la si studia tuttora nelle nostre scuole, dove apprendiamo la logica di Aristotele; costruiamo ancora edifici sul modello degli antichi Greci e Romani, e la scultura degli antichi è niente male; il calendario viene compilato all’incirca come facevano Egizi e Caldei; si possono leggere Goethe e Schiller, e rappresentare Shakespeare. Vediamo quindi che non tutto quello che è stato realizzato in passato è cattivo. Coloro che al giorno d’oggi pronosticano la sparizione del Cristianesimo, perché antiquato, prendono un abbaglio.
Così Strindberg nel primo Libro blu.
Nell’opera tutta, l’autore inveisce contro l’illuminismo, il razionalismo, lo scientismo, risparmiando solo la religione. Anche in questi nostri tempi, la religione sembra godere di buona salute, ma il progresso tende a sopprimere il senso del sacro oppure no?
I primi secondi della puntata di Fahrenheit si aprono con questo interrogativo sollecitato dal corpus dei Libri blu, che può reputarsi l’immenso testamento spirituale di August Strindberg:
Da 1:03.48 a 1.27 l’intervista di Tommaso Giartosio a Franco Perrelli, traduttore e curatore dell’opera.
Da ascoltare cliccando qui
(“Libro del giorno” del 14 maggio 2025)
Tramite l’App Rai Play Sound, è possibile il download del podcast dell’intervista
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