La traduttrice Valentina Parisi parla de L’ISOLA ABITATA dei fratelli Strugackij

Ben inseriti negli ambienti ufficiali della letteratura sovietica – il che per diverso tempo li fa vivere in un sorta di bolla, più che mai popolari nel loro Paese, Arkadij e Boris Strugackij, sul finire degli anni Sessanta, si rendono sempre più conto di vivere invece in un regime fortemente illiberale e virulentemente punitivo nei confronti di ogni forma di dissenso. Del resto, scampati miracolosamente all’assedio nazista di Leningrado – che non aveva risparmiato invece il loro padre –, i fratelli sanno bene cosa sia la guerra e quanto possa esserne ancora reale la prospettiva.  Questa svolta è presente anche nei loro libri, così che Maksim, il protagonista de L’isola abitata, pur nelle sembianze dell’allora tipico uomo russo rispettoso delle leggi patrie e pronto a combattere per la difesa del suo pianeta – il pianeta più importante, che esercita un controllo su tutte le altre entità, compresa l’isola dove l’uomo è appena approdato –, si rende conto che in questo meccanismo di violento assoggettamento qualcosa non va.

Di tutto questo parla Valentina Parisi con il giornalista Livio Partiti, che definisce L’isola abitata “un capolavoro sorprendentemente attuale”.

Intervista da ascoltare cliccando qui

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