Così Michele Finelli: “Langmead scrive un intero giallo, un intero noir, in pentametro giambico. E la cosa è assolutamente favolosa (e non solo quella): […] (quando mai vi ricapita di leggere un libro in versi?). […] Se l’autore avesse scelto un’impostazione più standard o una trama più contorta, non sono sicuro che il pentametro giambico gli avrebbe giovato, ma di certo è un valore aggiunto a quello che il racconto è: […] la forma poetica offre solo un certo grado di complessità prima di diventare troppo contorta o troppo difficile da percepire, e questo giova al ritmo della lettura. Langmead ha scelto il formato in modo adeguato e ha creato qualcosa di interessante e unico. […] la cui qualità va anche ascritta al grande merito del traduttore, Nicola Manuppelli”.