Così Silvia Grassi: “Figlio Unico non è un insieme di dati e informazioni, ma di vite che si incrociano e amalgamano tra agghiaccianti verità e dolori indicibili. E, ironia della sorte, mentre Mei Fong incontra e intervista famiglie che sono state vittime dello Stato, parallelamente c’è la sua di storia, quella di una donna che vorrebbe diventare madre ma la natura sembra impedirglielo. La Cina è una terra ostile per Mei Fong e per quanto forte sia il suo richiamo, c’è qualcosa che le impedisce di mettere radici.
Devo dire che a livello umano e psicologico è stato un viaggio duro. Ma è stato un viaggio fatto di voci che nessuno voleva ascoltare e, nel mio piccolo, desideravo affrontarlo. […] Tra queste pagine c’è l’orrore vero. Quello dell’uomo perpetrato a un altro uomo. E ci sono le parole bellissime e toccanti di una giornalista che racconta uno spaccato di Storia come se fosse una favola terribile, ma necessaria, da tramandare ai bambini affinché sappiano e non dimentichino. Nel 2013 la politica del figlio unico viene abolita, lo Stato esce finalmente dalle camere da letto dei suoi abitanti, non si insinua più nell’utero delle donne, ma forse è troppo tardi. Forse guardare avanti non è possibile quando alle spalle ci sono cicatrici così profonde e forse solo il tempo aiuterà un Paese tanto grande ma con orizzonti tanto limitati”.
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