DI UOMINI E ISOLE: SOLO DI AUGUST STRINDBERG
di Salvatore Greco
«Strindberg costruisce questo suo romanzo senza una precisa struttura narrativa, reggendosi piuttosto su lampi estemporanei e sequenze slacciate. Non è inconsueto dunque trovare dei momenti così improvvisi e quasi intimi, come pagine di diario, alternarsi a quelle più riflessive e filosofiche. Perché in fondo, oltre alle palesi ma circostanziate grida d’aiuto, sono anche altri gli indizi che dimostrano quanto l’allontanamento dal mondo per il narratore non sia poi così desiderabile. […]. Che si tratti di criticare lo scarso fiuto per gli affari di un commerciante locale o di fantasticare sulle sorti di un uomo incrociato sulla strada, le reazioni suscitate e le storie generate da questi frammenti di incontri sono uno specchio in cui di certo non si riflette la volontà di rifuggire dal mondo, ma semmai di osservarlo da una prospettiva nuova. […] Quando Strindberg scrive Solo, la dialettica dell’individuo nella società di massa è in divenire e lui non si prende la briga di proporre una soluzione. Tutt’al più, da avido osservatore e mediatore di comportamenti umani, aggiunge un tassello a un discorso che continuerà ben oltre la sua morte. Arrivati alla fine della lettura, non abbandoniamo la storia con particolare rimpianto. Si tratta in fondo delle vicende di un uomo bloccato in una dimensione senza sviluppo. Dal suo sguardo sul mondo, invece, ci si congeda con difficoltà. Del resto, con i classici capita spesso.»
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