STRINDBERG E LA SOLITUDINE COME RITROVO DI SE STESSI
di Giorgio Agnisola
«L’apertura dei sensi porta [il narratore] ad apprezzare il silenzio creativo, a dilatare, pure nella crisi, la percezione di un universo altro, che ora più che mai gli appartiene, è suo, è il suo nuovo universo d’anima. Solo è insomma la storia di una volontaria emarginazione che diventa soluzione creativa, chance di riscatto spirituale, nuovo sguardo, via di perfezione.»
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Quotidiano Avvenire, 10 giugno 2021