Special OSVALDO, L’ALGORITMO DI DIO di Renato de Rosa su “Thriller Nord”

Così Salvatore Argiolas: “Algoritmo e Dio sono termini difficili da unire in un titolo in quanto appartengono a due insiemi quasi antitetici, la scienza e la fede ma Renato De Rosa nel suo romanzo “Osvaldo, l’algoritmo di Dio” riesce con bravura a sviluppare una trama che giustifica in pieno il titolo. […] Forse per il titolo o per gli argomenti trattati e per l’estrema scorrevolezza della lettura il libro mi ha fatto venire in mente alcuni romanzi a metà strada tra il thriller e la fantascienza di Roberto Vacca come “Dio e il computer” e “Il teatro della memoria” e come questi il romanzo di De Rosa è ricco di spunti e suggestioni da studiare e da approfondire.”

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Nel tuo libro immagini un programma che consente di scegliere tra due alternative e la risposta è sempre esatta o perlomeno la più logica. Portando alle estreme conseguenze questo atteggiamento si rischia di perdere la capacità e la possibilità di scegliere e di esercitare il libero arbitrio. Esiste questo pericolo?

Abbiamo mai goduto del libero arbitrio? Bisogna ammettere che il libero arbitrio non se l’è mai passata troppo bene, perché se non c’è una corretta informazione non si può parlare di libero arbitrio. I libri scolastici, i giornali, la televisione hanno sempre fornito informazioni di parte. Come si fa a prendere una decisione sensata se le informazioni di partenza non sono attendibili? In Italia l’informazione era alterata non solo durante il fascismo, ma anche prima e dopo. Discendo da una famiglia di attori di teatro itinerante la cui origine si perde nella notte dei tempi. In ogni epoca gli attori sono stati considerati dai potenti alla stregua di pericolosi nemici, perché erano l’unico mezzo di comunicazione non controllabile direttamente. Erano i soli che potevano aiutare la gente a capire la realtà e ad esercitare il libero arbitrio.

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