Sei patologie dell’Occidente secondo Noica

Prima della tirannia di Ceausescu e del socialismo reale, c’è stata una Romania crocevia intellettuale internazionale. La Bucarest degli Anni Venti e Trenta, considerata la «piccola Parigi» dei Balcani, si caratterizzava per una notevole effervescenza culturale. Dal bouillon de culture di quella che è stata chiamata la «generazione Criterion» (dal nome dell’associazione culturale che li riuniva) provennero alcuni intellettuali rumeni che hanno segnato il Novecento come Eugène Ionesco, Emil Cioran, Mircea Eliade e il filosofo Constantin Noica (1909-1987). Nel suo libro Sei malattie dello spirito contemporaneo (1978) il pensatore antipositivistico e teorico di una rinnovata ontologia ha costruito una tassonomia delle «malattie dello spirito» che coincidono con altrettante «malattie dell’essere». Un sestetto di patologie etichettate con altrettante parole di suo «nuovo conio» modellate sul greco. Noica, che venne anche messo in carcere e obbligato a più riprese al domicilio coatto sotto il regime comunista, nel redigere questa diagnostica aveva in mente il proprio Paese, ma, in buona (o cattiva) sostanza, le sue categorie patologiche potrebbero venire sensatamente applicate anche all’Europa moderna. (Massimiliano Panarari, La Stampa, 6 settembre 2017). La_Stampa_6_09_2017

 

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