Scrive Diletta Crudeli: «un romanzo che continua a generare domande e a ingannare chi sceglie di avventurarsi nella cittadina Buio […] Kańtoch ha incastrato in poco meno di duecento pagine, questioni riguardo l’identità, la sessualità, giochi temporali insieme a insidiose meccaniche weird.»
DC – Per tutto il romanzo si è spinti a chiederci quale sia stato il trauma che ha lasciato sprofondare la protagonista in un universo così perturbante; la difficoltà nell’accettazione della propria sessualità è uno di quegli elementi che sembra fornire la risposta all’enigma. Questo è un altro livello di lettura molto importante che si affronta in Buio: questo voler superare i limiti che la protagonista stessa si è imposta è un altro ostacolo che grava sulla sua psiche e si riflette sulla cittadina omonima?
AK – «riteniamo la protagonista credibile e affidabile oppure no? Crediamo che tutte quelle barriere esistano solo nella sua mente o anche nella realtà. Preferirei evitare di spiegare tutto e, in questo modo, imporre la mia visione ai lettori. Ci tengo molto al fatto che Buio sia un libro aperto alle interpretazioni più disparate. Quindi mi limito a dire che, nelle mie intenzioni, tutti i problemi e le stranezze del romanzo vengono dalla peculiare personalità della protagonista come anche dalla specificità del mondo in cui vive.»
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