Così Vieri Peroncini: «Danilov, il violista si configura come un’opera unica, la cui trama è da seguire come un filo d’Arianna tra comicità appunto, acrobazie lessicali, agganci folclorico-mitologici, il tutto innestato sul tema principale, che è una (quasi tradizionale) feroce, vivida critica grottesca dell’apparato burosaurico russo – da qui, i riferimenti a Kafka ed ai suoi Processi, ad Asterix coi moduli reali o fasulli, che tocca il suo apice ovviamente con la convocazione all’Ora X presso la Cancelleria dei Nove Livelli. […] La scrittura di Orlov è affascinante, al servizio di una trama che esonda dalla rigorosità per traghettare, a volte, verso il puro piacere del linguaggio e dell’invenzione fantastica».