Comprensibilmente ossessionata dalla morte, Caitlin Doughty è anche consapevole che il modo più efficace per prendere distanza è guardarla da vicino e sperare che la conoscenza scalzi la paura. Non c’è niente di morboso nel suo sguardo, che al crematorio e nelle successive esperienze nell’industria funeraria è sempre clinico e molto soggettivo. (…) Il memoir che ne risulta è un brillante e ispirato incrocio tra la serie tv Six Feet Under e i bei saggi di Mary Roach.