Così Damiano De Tullio: “Jill Dawson […] mette in scena ben più di un semplice omaggio ad una autrice riconosciuta come fonte di ispirazione e di cui si dichiara ammiratrice sfegatata: Patricia Highsmith non diviene solo la protagonista di un racconto di suspense á la Patricia Highsmith; […] viene tratteggiata con delicatezza e partecipazione la complessità dell’universo psicologico della scrittrice statunitense, segnato da sentimenti violenti, da una personalità dotata di una non comune capacità di intuizione e di immersione nei più oscuri recessi dell’animo umano […]. Il registro narrativo alterna la prospettiva in prima ed in terza persona, seguendo a volte il caotico flusso di pensieri della protagonista, con passi in cui si perdono le linee di demarcazione tra fantasia e realtà, che generano un senso di avvincente disagio e straniamento nel lettore che ne resta ipnotizzato sino all’ultima pagina.”