Una nota finale – ed è un aspetto che ha contribuito a farmi amare ancora di più questo libro – la rivolgo alla capacità dello scrittore di rifuggire da una facile retorica legata alla malattia e alla condizione di malato in cui troppo spesso, ultimamente, capita di imbattermi. Ben Watt, come a mio avviso la letteratura dovrebbe sempre fare, non ci dà i soliti consigli di chi ci è passato e non prova a consolarci, ma, con il potere della grande scrittura, che non trascura mai la ricerca dello stile e della forma, ci porta nel suo universo di sofferenza e ci lascia lì. A noi tocca riflettere, a noi tocca pensare al significato che diamo alla nostra salute, al suo venir meno e a tutto quello che questo comporta anche per chi ci sta vicino.
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Novembre 2021