Così Luca Menichetti: «Mischel ci ha proposto un libro molto denso, quasi trecento pagine, in cui le tentazioni zuccherine del marshmallow rappresentano la premessa ad un visione della psicologia sociale, e non solo, molto ampia [...] volta alla risoluzione pratica di problemi personali che non contempla le attese infinite di un’analisi psicanalitica, per intenderci, impostata scavare nel profondo del’es. Il test del marshmallow alla fin fine è un’opera dove si coglie empatia, positività di intenti e di prospettive – peraltro anche in relazione a possibili politiche pubbliche –, malgrado la narrazione di vicende drammatiche e di profondo disagio personale e sociale – [...] Un lungo percorso, decenni di osservazioni ed esperimenti, che hanno convinto Mischel e i suoi ricercatori del fatto che 'non dobbiamo essere vittime della nostra storia biologica e sociale', in quanto 'la capacità di controllarsi può proteggerci dalle nostre fragilità', senza per questo ossessionarsi con una sorta di granitica determinazione sempre e comunque: occorre semmai usare la leva della strategia e delle idee per trasformare la perseveranza in gratificazione e sfuggire così a un destino che pare segnato.»