Arkadij e Boris Strugackij

30/03/2020

Intervista a Daniela Liberti su “ClassiCult” a proposito de LA CHIOCCIOLA SUL PENDIO

Il critico Cristiano Saccoccia sottolinea come sia più arduo del consueto «ricercare un “luogo” specifico per parlare del romanzo La chiocciola sul pendio perché il fantastico è in grado di demolire ogni geografia del reale. [...] non è importante per i fratelli Strugackij codificare in rigide istanze l’architettura del loro romanzo, bensì il loro obiettivo è quello di introiettare nel lettore un simbolismo di matrice inedita.»
14/04/2020

SPECIAL LA CHIOCCIOLA SUL PENDIO dei fratelli Strugackij su “Russia in Translation”

Così Giulia Cori: «Mi piacerebbe che chi leggesse il romanzo si costruisse la sua struttura di congetture e apprendesse, infine, il messaggio di cui i fratelli Strugackij hanno ammantato la prosa. Un messaggio sorprendentemente autentico ed eterno su cosa sia davvero “umanità”. Vedere e non capire è la stessa cosa che immaginare. Io vivo, vedo e non capisco; io vivo in un mondo che qualcuno ha immaginato, senza prendersi la briga di spiegarmelo, e forse non l’ha spiegato neanche a se stesso… È uno struggersi per riuscire a compre (Da La chiocciola sul pendio).»
21/04/2020

DARK STAR di Oliver Langmead e LA CHIOCCIOLA SUL PENDIO dei fratelli Strugackij recensiti sul blog “Vivianasbooks”

Un romanzo intenso e struggente che mette in scena la deriva umana in un mondo appartenente ad un futuro non meglio precisato, un noir oscuro e denso di significati, come la stella. Vox [...] è una città divisa, economicamente, che ricorda le metropoli urbane del nostro secolo. Interessanti i richiami alla tecnologia e alla scienza che sta alla base della nascita e creazione di Vox, a partire dalla teoria della conversione della luce, ma, senza mai dimenticare, il passato, queste barche che hanno attraversato lo spazio, queste albe sepolte nei ricordi di pochi. E’ un ciclo, proprio come si dice a Vox, un eterno ritorno, un viaggio tra passato e futuro, tinto di oscurità, di una cecità che acuisce gli altri sensi ma inevitabilmente sopprime il senso del vedere, di quel riconoscimento dato dall’osservazione.