Sadeq Hedayat

14/04/2020

LA CIVETTA CIECA di Sadeq Hedayat recensito sul blog “La divoratrice di libri”

Forte di una liricità senza pari, Hedayat realizza un unicum, un viaggio dannato nella mente di uno sventurato uomo qualunque, simbolicamente incarnatosi nella civetta – portatrice di sventura nella cultura persiana – e lo sostiene con uno sconvolgente talento letterario che costringe l’immagine a farsi incubo e l’incubo a farsi concretezza e lo pianta davanti agli occhi del lettore, come un tragico cipresso, inestirpabile, eterna maledizione naturale, attraverso i cui rami passano tutti i segreti, i sogni e le ossessioni degli uomini, costringendolo a guardare, innamorandolo al punto da diventarne dipendente. Le interviste a Dacre Stoker, pronipote di Bram Stoker – autore della densa prefazione di di Makt Myrkranna, basata sul materiale documentale e archivistico della famiglia Stoker – e a Maura Parolini e Matteo Curtoni, traduttori italiani del volume.
24/04/2020

Anna Vanzan, traduttrice de LA CIVETTA CIECA di Sadeq Hedayat, intervistata su Mescalina.it

Il continuo richiamo alle tradizioni, alle leggende, persino alle gesta più umili è comune a tutti gli autori e le autrici, che Anna Vanzan ha tradotto e curato da anni, creandosi un rapporto privilegiato con la cultura mediorientale in generale e persiana in particolare. Iranista e islamologa, Anna Vanzan ha curato la più recente versione del capolavoro di Sadeq Hedayat, La civetta cieca (Carbonio) tradotto per la prima volta direttamente dal persiano. Leggi l'intervista di Marco Denti, cliccando qui
28/04/2020

Intervista ad Anna Vanzan, traduttrice de LA CIVETTA CIECA al “Posto delle parole”

Con questo romanzo Sadeq Hedayat svecchia la letteratura persiana: immagini universali eppure profondamente ancorate alla cultura iraniana vengono raccontate attraverso una cifra poetica personalissima in cui un cupo esistenzialismo filosofico va di pari passo a una carnalità quasi espressionistica.
29/04/2020

LA CIVETTA CIECA di Sadeq Hedayat recensito su “Il Rifugio dell’Ircocervo”

Scrive Angela Marino: "L’atmosfera onirica in cui Hedayat ci incastra ricorda, soprattutto nella descrizione degli esterni, pellicole espressioniste come Il gabinetto del Dottor Caligari, mentre le suggestioni macabre e il registro lirico si mescolano creando una prosa tagliente, a tratti violenta, che però non supera mai la linea dell’eccesso..."