Jenni Fagan

05/03/2019

PANOPTICON recensito sul portale SoloLibri.net

Così Mario Bonanno: «narrato in straordinaria soggettiva, il romanzo si dispiega dunque in equilibro tra piano reale e piano onirico-allucinatorio e proprio in questo reiterato uscire-entrare senza fratture dagli ambiti percettivi di Anais Hendricks risiedono la grazia e il punto di forza insieme di Panopticon. La scrittura di Jenni Fagan ha del miracoloso – tanto è diretta, feroce, cupa, sensibile, scattante –, in grado di restituire dal “dentro” il microcosmo borderline della giovane protagonista, fino all’apoteosi oggettiva del prefinale anarco-dionisiaco-liberatorio».
06/03/2019

PANOPTICON su “Convenzionali”

Così Gabriele Ottaviani: «Dirompente, travolgente, devastante, irrefrenabile, irresistibile, eccezionale flusso di coscienza narrato in prima persona, è la prova narrativa magistrale e lisergica, opzionata per il cinema dalla società di produzione di Ken Loach, di un’autrice che non ha mai conosciuto i suoi genitori e che ha vissuto fino alla maggiore età fra una casa d’accoglienza e un istituto, e che denuncia quando la nostra società egoista e materialista non abbia la benché minima intenzione, al di là delle belle parole, di rivolgere uno sguardo pietoso e la forza di un’azione efficace verso gli ultimi e i bisognosi. Un libro semplicemente necessario».
06/03/2019

PANOPTICON di Jenni FAGAN su Lankenauta​

Così Francesco Ricapito: «Questo è un libro che non si termina a cuor leggero, il finale è agrodolce ma il percorso per arrivarci è una costellazione di brutture dove gli sprazzi di sole sono veramente rari. Un gran bell'esempio di letteratura, lo consiglio a chi ha apprezzato Trainspotting e a chi ha voglia di farsi un giro nella testa di un’adolescente parecchio problematica».
11/03/2019

PANOPTICON di Jenni FAGAN recensito su “C-Side Writer”

Così Marco Ischia: «Panoticon racconta la storia di una ragazzina, venuta al mondo nel posto sbagliato al momento sbagliato, che cresce in posti sbagliati con le persone sbagliate, parcheggiata in attesa di giudizio in un posto che non è forse né sbagliato né giusto. Perché quando si ha dentro qualcosa in più, forse la vita può cambiare, forse la speranza non è solo una speranza, forse inventarsi vite alternative non è solo un gioco mentale, ma l’espressione del desiderio di qualcosa di diverso. Perché infondo siamo ciò che scegliamo di essere, a prescindere da tutto e da tutti. [...] Delirante, romantico, ipnotico… Ipnoticon!»