Scrive Gabriele Ottaviani, nella recensione del romanzo: "Volutamente ripetitiva, circonvoluta, labirintica, ossessiva, la prosa del coltissimo e raffinatissimo Hedayat è un’esplosione. In cui si rivela tutta la policromia dell’angoscia umana, in un turbine di rimandi, riferimenti, citazioni, contiguità (Sartre, Cocteau, Apollinaire…). Monumentale, sensazionale, imprescindibile..."