Scrive Cristina Bongiorno: "È la sua summa, succinta di pagine, filosoficamente densa, di malattie non somatiche e non psichiche, quindi accidentali, bensì consustanziali dell’essere umano. A ciascuno la sua malattia, argomenta con incomparabile finezza il filosofo rumeno più eretico della seconda parte del Novecento, a ogni periodo storicola propria patologia. [...]"