Rassegna Stampa

28/02/2019

MEGLIO NON ESSERE MAI NATI su “BLOW UP” (marzo 2019)

In desolatione viventium: la letteratura negativa avanza senza compiacimento, spinta soltanto dallo spirito di un tempo mefitico. Articolo-essay di Fabio Donalisio «Una particolare forma di esistenza infelice su Houellebecq, et alia». Così il poeta e scrittore Fabio Dionalisio sul pamphlet di David Benatar: «Mai come su questa frontiera il pensiero sembra andare contro la natura, in qualunque modo la si voglia definire». [segnaliamo che la foto dell'autore non corrisponde. David Benatar infatti per sua scelta non accetta di essere ripreso o fotografato]
01/03/2019

IL MISTERO DELL’ORTO DI ROCKSBURG su “Milano Nera”

Così Mirko Giacchetti: «K.C. Constantine è un 'ragazzo' del ’34 che nella vita è stato un Marine, un giornalista, un professore di inglese che all’età di 48 anni scrive un romanzo con uno stile molto più graffiante e fresco di altri colleghi più giovani e più moderni. Mirabile è la capacità di non sprecare parole per delineare i personaggi o mettere sotto il naso del lettore gli indizi; i dialoghi sono la bussola per orientarsi nell’indagine e scoprire la natura dei protagonisti. Avete presente il precetto 'Show, don’t tell'?»
01/03/2019

LA GABBIA DI VETRO sul “FATTO QUOTIDIANO”

Quando indagare sul male diventa politica. Così Fabrizio D'Esposito nella sua rubrica D.C. (Dopo Christie): «Colin Wilson è morto un lustro fa. Divenne famoso più di sessant'anni fa, nel 1956, con The Ousider. [...] Un'opera anti-borghese, contro il Sistema, e che rispunta prepotente in La gabbia di vetro, scritto dieci anni dopo The Outsider. Stavolta Wilson studia la mente di un serial killer (attraverso il personaggio dello studioso-detective Reade, ndr) e parte da un'immagine cupamente bucolica. Quella di Damon Reade, giovane ma già considerato il più grande esperto inglese di William Blake, poeta con l'ossessione della Bibbia e una decisa inclinazione per il misticismo. Reade vive da solo in campagna, nel nord dell'Inghilterra. I suoi vicini di casa, si fa per dire, sono gli "zingari" del villaggio, evitati da tutti, e che prendono pure il sussidio. Razzismo e reddito di cittadinanza, mezzo secolo fa».