Rassegna Stampa

16/05/2019

IL TEST DEL MARSHMALLOW di Mischel recensito su DOMENICA del “Sole24Ore”

Così Paolo Legrenzi: «Perché è difficile resistere alle tentazioni? Abbiamo poca forza di volontà oppure siamo stati progettati per soddisfare comunque gli istinti di base in tempi brevi? […] Nella seconda metà del secolo scorso [Walter Mischel] studia il modo per rispondere alla domanda […] inventa una prova volta a sondare l’auto-controllo in bambini di soli quattro anni. Sono sufficienti un adulto, di cui il bambino si fida, un dolce e un campanello appoggiati su un tavolo. L’adulto mostra il dolce al bambino seduto di fronte al tavolo. E gli dice: “Al mio ritorno porterò un altro dolce uguale. Se decidi di non aspettare, chiamami con questo campanello. Verrò subito e potrai mangiarti il dolce. Se non mi chiami tornerò e ne avrai due.” […] Mischel constatò che chi, già dotato di forza di volontà e auto-controllo, aspettava un secondo dolce avrebbe poi raggiunto obiettivi ambiziosi e successi, almeno secondo gli standard comuni nei paesi industriali. La scoperta aprì a nuovi interrogativi. I bambini a quattro anni erano già stati influenzati dall’educazione ricevuta oppure erano diversi fin dalla nascita?»
16/05/2019

DANILOV, IL VIOLISTA di Vladimir ORLOV recensito sul quotidiano “Libero”

Così Gianluca Veneziani: “È un’idea geniale mandare al diavolo l’Urss, i suoi apparati burocratici e la sua ideologia senza farsene accorgere, trasferendo la critica politica nella finzione, contestando l’Utopia attraverso la Fantasia. Il vero rivoluzionario, il vero dissidente appare così questo diavolo piombato sulla Terra, amante della libertà, assetato di conoscenza e maestro d’ironia.”
21/05/2019

MEGLIO NON ESSERE MAI NATI: un’analisi su CULTURIFICIO

Così Federico Musardo: "Esiste una differenza sostanziale tra chi già esiste e chi ancora non esiste. Più che sui primi, a cui si rivolge, i ragionamenti di questo filosofo si concentrano sui secondi. La grande ambiguità, tempestivamente aggirata dall’autore, sta nel sostenere che una vita sia 'degna di essere vissuta', perché potrebbe significare sia 'degna di cominciare' che 'degna di continuare'. Per Benatar, non è un male che alcune vite continuino, mentre nessuna vita è degna di cominciare. La sua non è un’apologia del suicidio, né si contraddice quando scrive che, ormai al mondo, per alcuni valga la pena di continuare a esistere (benché la vita delle persone sia molto peggiore di quello che credono – si pensi alla cosiddetta Sindrome di Pollyanna, o Pollyannismo, o all’abusato concetto di resilienza; è quasi impossibile negare che tutte le vite umane contengano molto più dolore di quanto si ammetta normalmente).