Rassegna Stampa

04/03/2019

IL TEST DEL MARSHMALLOW di Walter MISCHEL su “Il Fatto Quotidiano”

Così Elisabetta Ambrosi: «un libro fondamentale [...] Un saggio che raccoglie cinquant'anni di studi sull'autocontrollo, a partire, appunto, dal racconto di quel primo test compiuto negli anni Sessanta in una scuola materna degli Stati Uniti [...] Le risposte che lo psicologo dà nel libro sono utilissime per cercare di arginare l'educazione dei ragazzini di oggi, incentrata sull'immediata gratificazione e su uno sconfinato consumismo».
05/03/2019

PANOPTICON recensito sul portale SoloLibri.net

Così Mario Bonanno: «narrato in straordinaria soggettiva, il romanzo si dispiega dunque in equilibro tra piano reale e piano onirico-allucinatorio e proprio in questo reiterato uscire-entrare senza fratture dagli ambiti percettivi di Anais Hendricks risiedono la grazia e il punto di forza insieme di Panopticon. La scrittura di Jenni Fagan ha del miracoloso – tanto è diretta, feroce, cupa, sensibile, scattante –, in grado di restituire dal “dentro” il microcosmo borderline della giovane protagonista, fino all’apoteosi oggettiva del prefinale anarco-dionisiaco-liberatorio».
06/03/2019

LA GABBIA DI VETRO su “Contorni di Noir”

Quello che Colin Wilson fa magistralmente, dice Michele Fanelli nella sua gustosissima recensione, è esplorare la coscienza e il potenziale umani «e il modo in cui i confini della società e del sé mettono le catene su quella coscienza e questo potenziale. [...] Così, pian piano, Wilson ci svela la vera natura di questo thriller, ovvero svelare di come gli umani siano ingabbiati in trappole create da loro stessi mostrandocelo attraverso la sua rappresentazione di un insolito killer e di un ancor più insolito protagonista».
06/03/2019

PANOPTICON su “Convenzionali”

Così Gabriele Ottaviani: «Dirompente, travolgente, devastante, irrefrenabile, irresistibile, eccezionale flusso di coscienza narrato in prima persona, è la prova narrativa magistrale e lisergica, opzionata per il cinema dalla società di produzione di Ken Loach, di un’autrice che non ha mai conosciuto i suoi genitori e che ha vissuto fino alla maggiore età fra una casa d’accoglienza e un istituto, e che denuncia quando la nostra società egoista e materialista non abbia la benché minima intenzione, al di là delle belle parole, di rivolgere uno sguardo pietoso e la forza di un’azione efficace verso gli ultimi e i bisognosi. Un libro semplicemente necessario».